lsanchioli - ALPE VEGLIA Sito Ufficiale

Vai ai contenuti

Menu principale:

LUIGINO SANCHIOLI

Luigino è tornato... al Veglia

Se ne è andato nel sonno nella sua casa di Suna, dove aveva potuto continuare ad abitare grazie al prezioso aiuto di un vicino di casa. La sua sola famiglia era la gente di Veglia.   Il suo unico amore  i pascoli verdeggianti dell'Alpe, la sua musica i campanacci delle mucche, le campanelle delle capre, il fruscio del vento.  Ora i suoi occhi, che da più di dieci anni lo avevano lasciato nelle tenebre, sono tornati a vedere le aquile nei cieli di cobalto di Boccareccio, le stelle alpine del Ruset,  i larici rossastri del lago delle Streghe, gli sfavillii delle roccette della Sfinge, il ghiacciaio di quell'Aurona a cui aveva accompagnato generazioni di bambini.  Luigino Sanchioli, nato il 10/4/1927, era salito a Veglia per la prima volta nel 1946 e da allora il suo purillo rosso, i suoi calzettoni verdi, i pantaloni alla zuava e gli occhialoni dalle lenti fondo di bottiglia erano diventati il logo dell'albergo Monte Leone. Aveva fatto in tempo a conoscere la struttura in tutto il suo splendore ai tempi del Tass quando saliva per le ferie. A quattordici anni aveva  iniziato a lavorare per la Rhodiatoce di Pallanza. Da pensionato,  grazie all'aiuto di Vittoria e Franco Biselli,  aveva eletto l'albergo a sua dimora estiva. Con grande tristezza e sdegno, l'aveva dovuto lasciare e visto spegnersi nel corso di una ristrutturazione mai finita. La sua stanza era la otto, il suo lavoro accendere la stufa di maiolica e fare l'accompagnatore naturalistico ai figli dei pastori, dei trafurett e dei turisti, il suo svago il solitario, anche se dovevano essere proprio i bimbi ad aiutarlo a distinguere i cuori dai quadri. Era stato il benvenuto in ogni baita dell'Alpe, come uno zio o come un nonno, fino al 2002, quando l'albergo era stato chiuso e la splendida veranda abbattuta. Aveva sopportato con dignità la sua progressiva menomazione, insegnando ai giovani a non arrendersi mai.  Durante la tremenda alluvione del '58, che aveva fatto saltare tutti i ponti, aveva salvato un prete rosminiano e sette ragazzi, ma era una cosa di cui non si vantava.  Era una persona schiva, semplice, buona, rispettosa dell'ambiente.  Non lascia nessuno... Mancherà a tutti.
                                                                                                                                                     m.p.p.


.

.

Torna ai contenuti | Torna al menu