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TERRITORIO
MONTI E VALICHI
L'Alpe Veglia è circondata da belle montagne spesso superiori ai 3000 metri di quota tutte facenti parte delle Alpi Lepontine.
Il Monte Leone (3553 m, la più alta vetta delle Lepontine) domina il paesaggio; tutto intorno si alzano il Pizzo Terrarossa (3246) la Punta Mottiscia (3156) la Punta d'Aurona (2984) la Punta del Rebbio (3192) la Punta di Boccareccio (3207) il Pizzo Moro (2948); più a Sud la Cima Valgrande (2856).
La Bocchetta d'Aurona, la Forchetta d'Aurona, la Forca del Rebbio e il passo di Boccareccio sono i valichi, raggiungibili su sentiero, che portano alla Svizzera. A Est il Passo Valtendra porta in Val Bondolero (e dopo la Scatta d'Orogno all'Alpe Devero), mentre il Passo di Loccia Carnera, a sud-ovest, apre un varco tra la Piana d'Avino e le praterie di Alpje.
I torrenti Rebbio, Mottiscia, Frova e Ciampere affluiscono tutti nel torrente Aurona che nasce dal ghiacciaio che porta lo stesso nome.
Il suggestivo Lago Bianco (o "del Bianco") e il Lago d'Avino (quest'ultimo innalzato da un bacino idroelettrico) sono mete tra le più frequentate.
Per gli itinerari/escursioni rimandiamo alla dettagliata monografia escursionistica "VEGLIA DEVERO" della collana ESCURSIONISMO IN VALDOSSOLA di Paolo Crosa Lenz e Giulio Frangioni edito da GROSSI - DOMODOSSOLA.
FLORA
La conca del Veglia, formatasi da materiale alluvionale di antichi bacini lacustri, al ritiro delle acque, si arricchì di lussureggiante vegetazione. Dopo il ritiro del manto nevoso invernale si possono facilmente vedere il croco bianco e lilla, il bucaneve, le campanelline, gli anemoni primaverili e la soldanella. Nella parte del terreno più paludoso spicca il bianco fiore dell'erba parnassia e il candido piumino dell'erioforo di Scheuchzer. Dove il terreno diventa più asciutto si trova la genziana, la nigritella, il botton d'oro, l'amor nascosto e l'erigeron. Dalla metà di Luglio il mirtillo nero si presenta letteralmente "a tappeto". Simbolo della montagna, non si può non vedere il fiore fuxia del rododendro ovunque presente in macchie, in alcuni casi, assai frequenti.
In zone ombrose è possibile trovare lo splendido Giglio di San Giovanni e il Giglio Martagone, mentre attorno alle stalle si trovano distese di romice alpino (detto anche rabarbaro).
Semprevivo, motellina alpina, ginestrina, astragalo alpino, erica carnacina, timo, calaminta, achillea abbelliscono il Piano, diventano foraggio saporito per le mucche e conferiscono ai formaggi la particolare specificità.
Salendo ulteriormente si trova l'artemisia gaciale (genepì), il crisantemo alpino, le numerose campanule, il myosotis azzurro il ranuncolo glaciale, la linaria alpina. Piuttosto diffusi i cuscinetti porpora delle silene acaule lungo le pietraie.
La stella alpina (Leontopodium alpinum) è presente in moltissime località dell'area.
Sovrano incontrastao della Piana di Veglia è il larice quasi l'unico altofusto presente.
FAUNA
Dalle ultime ricerche effettuate dalla Regione Piemonte in collaborazione col personale dell'Ente Parco si possono elencare, fra i mammiferi più piccoli, il toporagno (nano, comune e d'acqua), i pipistrelli sino a 2000m di quota, la lepre comune e quella alpina. Topo rossastro e topo campagnolo abitano i boschi e i pianori presso le baite.
La marmotta è diffusa un po' dovunque.
Più in alto l'arvicola delle nevi, la volpe, l'ermellino, la martora, la faina.
Capriolo, cervo, stambecco e camoscio sono in lento ma regolare aumento.
Tra i rettili è difusa la lucertola muraiola e, in rarissime occasioni si è avvistata la vipera aspis (c'è chi sostiene che anticamente l'Alpe fosse del tutto esente da ogni tipo di serpente velenoso)
Tra gli anfibi si è certi della presenza del tritone alpestre e della rana temporaria.
Per l'avifauna: gufo, civetta capogrosso, merlo acquaiolo, codirossore, picchio acquaiolo, rondine montana, beccafico, astore e picchio nero si sono avvistati al di sotto dei confini del parco e nei boschi adiacenti al Veglia.
Sicuramente presenti sono lucherino, codirosso e pigliamosche. Diffusi sono gallo forcello, cesena, venturone, organetto e fringuello alpino.
Sparviere, gheppio, e aquila reale sono i predatori volanti dell'Alpe.
GEOLOGIA E MINERALOGIA
Al nome"Alpe Veglia" si può facilmente abbinare il "Blu" del suo cielo, il "verde" dei suoi pascoli, il "bianco" dei suoi ghiacciai e delle cascate, il "grigio" dei tetti delle baite ma anche i nomi "cristalli" e "minerale" trovano una facile collocazione.
Non possiamo infatti dimenticare come gli antichi visitatori-cacciatori dell’Alpe cercassero i cristalli di quarzo e li lavorassero per ottenere strumenti di caccia più appropriati alle loro necessità.
Tutto questo è documentato dalle ricerche, che a più riprese, l’Università di Parma ha svolto nel piano dell’Alpe nelle vicinanze della Chiesa di San Giacomo.
Così come la parola "minerale" ci riporta alla scoperta fatta da due alpini, nel 1875, di una sorgente di "acqua minerale" nelle vicinanze della cascata del torrente Motticcia. Anche in questo caso esiste una bibliografia di tutto rispetto tanto che il Consorzio Alpe Veglia ha ritenuto di cofinanziare la ristampa anastatica del libro "l’Acqua Minerale e la stazione climatica d’altezza di Varzo-Veglia" del Dott.Costantino Alvazzi-Delfrate edito nel 1892.
Le rocce ed i minerali presenti nel territorio sono di notevole interesse per gli studiosi.
Ricordiamo soprattutto gli Ossolani Ing. Giorgio Spezia, Dott. Gabriele Lincio e Prof. Aldo Roggiani e rimandiamo alla bibliografia specifica il lettore che intendesse approfondire l’argomento.
Per un più semplice approccio alla materia, intendiamo affrontare il tema parlando di toponomastica e di colori.
I nomi di alcune località dell’Alpe danno , anche, il senso di quello che il visitatore inesperto può ammirare.
Il monte "Terra rossa", la seconda cima della conca, deve certamente il suo nome al colore rossiccio delle sue rocce (calcescisti alterati dagli agenti atmosferici), cosi come il "Rossetto" che troviamo prima di arrivare in Aurona.
Verso occidente, troviamo sotto le pendici del Rebbio una "Locia"(pascolo) chiamato i "Cristai" ,ove probabilmente sono stati trovati" cristalli di quarzo" poi l’ampia valle del Motticcia che si divide in due parti cromaticamente diverse; si passa infatti dalle rocce marroni delle Creste di Terramanona al grigio della creste che si allungano verso Il Ritterpass. Qui, cima "Piodelle" ci ricorda che le "piode" di queste rocce sono particolarmente adatte alla costruzione dei tetti delle casere.
Più ad occidente , sotto le guglie del Monte Moro troviamo il toponimo "Pian sass Mor" che ci indica come le rocce verso i "Salarioli" cambino ancora e in parte riprendono un colore marrone chiaro.
Evidentemente la formazione geologica dell’Alpe è ben più complessa e variegata per cui queste brevi e semplici note sono solo di stimolo ad ammirare anche in senso cromatico le meraviglie che il Veglia ci propone.
La ricerca di minerali al Veglia è regolamentata dalle normative Regionali e del Parco Veglia Devero e non è delle più semplici a causa della relativa scarsità dei campioni.
Riportiamo un elenco, in ordine alfabetico, dei principali minerali presenti nelle rocce ed alcune fotografie di campioni rappresentativi.
Elenco minerali: actinolite, adularia, albite, anatasio, ankerite, apatite, berillo, bissolite, brookite, cabasite, calcite, cianite, clorite, dravite, ematite, epidoto, gadolinite, gesso, granato, magnetite, monazite, muscovite, pennina, pirite, quarzo, rutilo, titanite, torbernite, xenotimo.